martedì 6 maggio 2008

Dante e gli angeli





Dante invoca gli angeli in ben sei passaggi della Vita Nuova. Vale la pena citarli e perché no, utilizzarli nell'ultima scena della nostra operetta, quella in cui il Poeta disegna gli angeli. Mi raccomando, leggete i frammenti utilizzando gli Stones come colonna sonora

VIII. Appresso lo partire di questa gentile donna fue piacere del segnore de li angeli di chiamare a la sua gloria una donna giovane e di gentile aspetto molto, la quale fue assai graziosa in questa sopradetta cittade; lo cui corpo io vidi giacere sanza l’anima in mezzo di molte donne, le quali piangeano assai pietosamente.

XXIII. Allora cominciai a piangere molto pietosamente; e non solamente piangea ne la imaginazione, ma piangea con li occhi, bagnandoli di vere lagrime. Io imaginava di guardare verso lo cielo, e pareami vedere moltitudine d’angeli li quali tornassero in suso, ed aveano dinanzi da loro una nebuletta bianchissima. A me parea che questi angeli cantassero gloriosamente, e le parole del loro canto mi parea udire che fossero queste: Osanna in excelsis; e altro non mi parea udire...Levava li occhi miei bagnati in pianti,

e vedea, che parean pioggia di manna,

li angeli che tornavan suso in cielo,

e una nuvoletta avean davanti,

dopo la qual gridavan tutti: Osanna;

e s’altro avesser detto, a voi dire’lo.

XXVI. Questa gentilissima donna, di cui ragionato è ne le precedenti parole, venne in tanta grazia de le genti, che quando passava per via, le persone correano per vedere lei; onde mirabile letizia me ne giungea. E quando ella fosse presso d’alcuno, tanta onestade giungea nel cuore di quello, che non ardia di levare li occhi, né di rispondere a lo suo saluto; e di questo molti, sì come esperti, mi potrebbero testimoniare a chi non lo credesse. Ella coronata e vestita d’umilitade s’andava, nulla gloria mostrando di ciò ch’ella vedea e udia. Diceano molti, poi che passata era: "Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo". E altri diceano: "Questa è una maraviglia; che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilemente sae adoperare". Io dico ch’ella si mostrava sì gentile e sì piena di tutti li piaceri, che quelli che la miravano comprendeano in loro una dolcezza onesta e soave, tanto che ridicere non lo sapeano; né alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse sospirare.

e dicerò di lei piangendo, pui

che si n’è gita in ciel subitamente,

e ha lasciato Amor meco dolente.

Ita n’è Beatrice in l’alto cielo,

nel reame ove li angeli hanno pace,

e sta con loro, e voi, donne, ha lassate:

no la ci tolse qualità di gelo

né di calore, come l’altre face,

ma solo fue sua gran benignitate;

XXXIV. In quello giorno nel quale si compiea l’anno che questa donna era fatta de li cittadini di vita eterna, io mi sedea in parte ne la quale, ricordandomi di lei, disegnava uno angelo sopra certe tavolette; e mentre io lo disegnava, volsi li occhi, e vidi lungo me uomini a li quali si convenia di fare onore. E’ riguardavano quello che io facea; e secondo che me fu detto poi, elli erano stati già alquanto anzi che io me ne accorgesse. Quando li vidi, mi levai, e salutando loro dissi: "Altri era testé meco, però pensava". Onde partiti costoro, ritornaimi a la mia opera, cioè del disegnare figure d’angeli: e faccendo ciò, mi venne uno pensero di dire parole, quasi per annovale, e scrivere a costoro li quali erano venuti a me; e dissi allora questo sonetto, lo quale comincia: Era venuta; lo quale ha due cominciamenti, e però lo dividerò secondo l’uno e secondo l’altro.


francesco

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